Stai ascoltando una canzone mentre cammini e ti senti felice: merito della musicoterapia?
Ascolti della musica mentre sei in sala operatoria o durante un trattamento di qualche tipo? E’ musicoterapia?
Vai a provare l’esperienza del bagno di gong o delle immersioni nel suono delle campane tibetane…musicoterapia?
Allora, tanto si sa della musica quanto poco si sa della musicoterapia!
Il concetto è ancora molto giovane e spesso si rischia di fare confusione tra le varie applicazioni musicali e la musicoterapia, anche perché il confine spesso non è così definito.
Cercherò quindi di fare un po’ di chiarezza tra la musicoterapia, la suonoterapia vibrazionale e la musica in medicina.
Allora, primo distinguo: quando si sente parlare di bagno di gong o rilassamento con le campane tibetane, stiamo parlando di suonoterapia di tipo vibrazionale, che sfrutta quindi le vibrazioni e le frequenze particolari emesse da questi strumenti e il modo con cui esse interagiscono col nostro corpo e mente.
Passiamo quindi agli altri due concetti!
Come sottolinea anche la prof. Luisa Lopez, docente di neurologia clinica e neuroriabilitazione:
Musicoterapia e musica in medicina non sono concetti sovrapponibili. Possono integrarsi, collaborare al raggiungimento o miglioramento di outcome terapeutici, ma ciascuna entro il proprio raggio di azione e secondo proprie finalità.
Cosa vuol dire musicoterapia quindi?
La federazione Mondiale della Musicoterapia, durante il suo VIII Congresso Mondiale ad Amburgo, ne ha elaborato la seguente definizione:
La Musicoterapia è l’uso della musica e/o dei suoi elementi (suono, ritmo e armonia) per opera di un musicoterapista qualificato, in rapporto individuale o di gruppo, all’interno di un processo definito per facilitare e promuovere la comunicazione, le relazioni, l’apprendimento, la mobilizzazione, l’espressione, l’ organizzazione ed altri obiettivi terapeutici degni di un rilievo nella prospettiva di assolvere i bisogni fisici, emotivi, mentali, sociali e cognitivi.
La musicoterapia si pone come scopi quelli di sviluppare potenziali e/o riabilitare funzioni dell’individuo in modo che egli possa ottenere una migliore integrazione sul piano intrapersonale e/o interpersonale e, conseguentemente, una migliore qualità della vita attraverso la prevenzione, la riabilitazione o la terapia
In sintesi possiamo dire quindi che:
La musicoterapia utilizza la musica in modo professionale, per attuare delle modifiche (su vari piani e a seconda delle potenzialità) nel destinatario.
La musica in medicina è invece una pratica di ascolto musicale fatta durante attività legate al campo della medicina (ad esempio per ridurre l’utilizzo di analgesici o sonniferi) praticata da personale sanitario non per forza esperto di musica o musicoterapia.
Quando nasce la musicoterapia?
E’ datato 1971 il Primo congresso mondiale di Musicoterapia, tenutosi a Parigi.
Da quel momento in poi, un passo alla volta la musicoterapia si costruisce come disciplina dove il linguaggio musicale viene utilizzato in forma diversa a fini psicopedagogici e terapeutico -riabilitativi, definendo anno dopo anno, grazie all’esperienza sul campo, elaborazioni concettuali, epistemologia, metodologia e tecniche.
A questo proposito, nel 1999 la Comunità internazionale della Musicoterapia, in occasione del IX Congresso Mondiale,tenutosi a Washington nel Novembre ’99, ha decretato 5 Modelli base:
- ModelloNordoff-Robbins (di tipo improvvisativo creativo)
- Modello Junghiano di Mary Priestley (di tipo psicoanalitico)
- Modello Benenzon (di tipo psicoanalitico)
- Modello Comportamentistico Nordamericano (di tipo comportamentale)
- Immaginario Guidato e Misura(GIM) (ascolto guidato mediato da figure formate in grado di comprendere i vissuti del paziente)
Ad oggi molti modelli sono stati aggiornati o ne sono stati creati degli altri, dal momento che, come accade in medicina, ci si trova sempre davanti a costanti ampliamenti dei concetti per poter rispondere all’adozione di nuovi approcci o nuove evidenze
Attivo o recettivo?
In musicoterapia si possono distinguere due tipi di approcci: quello attivo e quello recettivo.
Il primo prevede che il fruitore della terapia sia anche il produttore della musica, quindi si avrà l’uso diretto degli strumenti musicali, momenti di improvvisazione o di canto etc.
Nel secondo invece si ha un ascolto guidato di brani musicali, che possono essere proposti sia dal paziente che dal terapeuta, dove si amplia lo spazio dell’ascolto ed eventualmente di una rielaborazione verbale post ascolto.
Il musicoterapeuta in Italia
In Italia esiste un riconoscimento di professione generalizzato, non specificatamente in relazione a un ambito sanitario, in quanto i musicoterapeuti/terapisti operano per il benessere individuale e collettivo. Il musicoterapeuta quindi tenderà ad essere impiegato soprattutto come risorsa nei contesti educativi e preventivi e nel contesto sanitario all’interno di un team sanitario.
Studi scientifici e prospettive future
In ambito scientifico manca ancora un bagaglio di studi abbastanza corposi e scientificamente validi che sostenga la validità degli effetti terapeutici della musicoterapia.
Sicuramente, come suggerisce la dott.ssa Lopez,
Ad oggi è possibile asserire che la pratica musicale porta a delle modifiche nella percezione musicale, uditiva, nella memoria uditiva. Per offrire maggiore qualità alle pubblicazioni scientifiche potrebbe essere utile la costruzione di una rete di scienza e musica, come suggerito da Fondazione Mariani, aperta al confronto anche con quanto all’esterno si sta facendo in ambito di ricerca musicale e di musicoterapia con l’obiettivo di fare entrare riconoscere la musicoterapia come disciplina scientifica e divulgabile
Ad oggi le neuroscienze sono uno degli ambiti più interessanti dove applicare le tecniche di musicoterapia, con interventi che siano finalizzati all’invecchiamento attivo e di successo.
Bibliografia
Musica e Medicina, Musicoterapia e Musicoterapista: curare con la Musica
Musica in medicina vs musicoterapia: differenze e potenzialità