Dopo un piccolo excursus nella storia dell’omeopatia ( Omeopatia: un tuffo nella storia) parliamo di omeopati! Nella storia dell’omeopatia conosciamo molti nomi di uomini influenti (Gallavardin e l’omeopatia della psiche) , che hanno fatto progredire e migliorare questa pratica, ma tra di loro vogliamo ricordare anche qualche donna.
Una in particolare si è messa al servizio dell’omeopatia e dei suoi pazienti per tutta la vita. Parliamo di Margaret Lucy Tyler che nel 1929 arrivò a dirigere il London Homeopathic Hospital.
Nasce e cresce in una famiglia che pratica l’omeopatia: il padre, sir Henry Whatley Tyler, è un importante ispettore delle ferrovie inglesi e membro del parlamento che porta sempre con sè i suoi granuli, ovunque vada; la madre Margaret Pasley, figlia di un generale scozzese, ha grossa pratica in omeopatia che metterà a frutto lavorando per il London Homeopathic Hospital.
Margaret decide di studiare Medicina e dopo la laurea fa dell’omeopatia la sua vita.
Ma a che punto era l’omeopatia in quegli anni? Dopo la morte di Hahnemann, nel 1843, l’omeopatia è diffusa presso la nobiltà inglese, persino nella casa reale. Ma è un’omeopatia statica che non si è più evoluta dopo Hanemann, frutto del conservatorismo della classe aristocratica: elenchi di sintomi mandati a memoria, dose unica non ripetuta, rigido stile di vita ottocentesco. Margaret è giovane e ha altre idee: vuole curare i poveri e segue affascinata le conferenze del prof. Kent in America. Riesce quindi ad andare a Chicago per studiare questo nuovo metodo. L’America la influenzerà molto, scambierà idee e informazioni con gli allievi di Kent e si immergerà nell’attività culturale di Chicago, favorevole all’omeopatia. Tornata a Londra nel 1907 inizierà a lavorare presso il London Homoeopathic Hospital, che in quel momento aveva risorse inadeguate per sostenere le numerose richieste di ricovero. Verrà aperta una raccolta fondi per ampliare la struttura, alla quale contribuirà anche il padre di Margaret con una cospiqua somma (10.000 sterline!)
Nel 1911 verrà inaugurata la nuova ala dell’ospedale intitolata proprio a Sir Henry (‘Sir Henry Tyler Wing’) e Margaret lavorerà in quell’ospedale per quarant’anni in cui, mentre la madre si prenderà cura del reparto pediatrico, lei si occuperà di bambini ritardati, ‘infelici’.
Molto del suo lavoro sarà di divulgazione, collaborando con i più importanti omeopati del tempo (Weir, Clarke, Gibson Miller) oltre al suo grande impegno nella formazione di nuovi omeopati: quelli che seguono la ‘omeopatia bastarda’ del prof. Kent. Darà inoltre il suo contributo originale in base alle proprie esperienze cliniche, introducendo il concetto di rimedio costituzionale, di gerarchizzazione e l’utilizzo degli isodi dei vaccini per trattare traumi pregressi.
Margaret è un personaggio interessante che a volte sembra contraddittorio anche se di fatto è sempre coerente con se stessa e i suoi obiettivi: da una parte sembra infatti incarnare tutti gli stereotipi femminili del suo tempo (cura i bambini poveri, il lavoro è la sua famiglia, ad esso dedica tutta se stessa e ha una fede profonda) dall’altra è una donna che prende due lauree in medicina, parte da sola per l’America, dirige un ospedale di più di 300 letti e si lancia contro le idee antiquate del suo tempo. Innamorata del suo lavoro, continuò a lavorare in ospedale anche dopo il pensionamento, fino a 86 anni.
Pare che la sua frase prima di morire sia stata:
Alla fine della vita non ci si dovrebbe chiedere quanto piacere ne abbiamo tratto, ma quanto l’abbiamo servita; non quanto successo abbiamo avuto, ma quanti sacrifici abbiamo fatto; non quanto siamo stati felici, ma quanto siamo stati utili
Tratto da :
Il Medico Omeopata – Rivista
Autori: Anna Fontebuoni
2 pensieri su “Omeopatia al femminile”