Omeopatia: un tuffo nella storia

Abbiamo deciso di dedicare qualche articolo alla storia dell’omeopatia, soffermandoci in particolare su qualche curiosità che non sempre si conosce. (se vuoi leggere un brillante esempio di omeopatia “al femminile” ti consigliamo Omeopatia al femminile o se vuoi approfondire la conoscenza di altri omeopati storici puoi leggere Gallavardin e l’omeopatia della psiche ).

E’ risaputo che Hahnemann, padre fondatore dell’omeopatia, elabora e sperimenta la teoria della similitudine, ovvero di curare una malattia con il suo simile. Ma non è l’unica teoria utilizzata in omeopatia. Successivamente ad Hahnemann, venne sperimentata con discreto successo anche l’isopatia o isoterapia.

Questa teoria ( che etimologicamente parlando deriva da Isos, dal greco “identico,” e Pathos, dal greco “sofferenza”, stando a significare: stessa malattia) si sofferma sulla possibilità di trovare un rimedio al male nel male stesso, curando un certo morbo o malattia con lo stesso agente eziologico che lo ha procurato. Essa è un’intuizione antica quanto la stessa arte medica, in quanto la troviamo condivisa da popolazioni e culture diverse, lontane nel tempo e nello spazio, che non potevano influenzarsi reciprocamente. Il principio che si basa sull’utilizzo dello stesso agente morboso, diluito e dinamizzato e viene enunciato come Aequalia aequalibus curantur contrapposto al Similia similibus curantur di Hahnemann.

I PRIMI UTILIZZATORI DELL’ISOPATIA

Sarà necessario attendere l’inizio del XIX sec, e quindi la nascita della scienza omeopatica, per vedere impiegata l’isopatia in modo sistematico.

Essa si basa sull‘utilizzo dei cosidetti nosodi: rimedi omeopatici (quindi un medicamento) derivati da culture patologiche (escreti o secreti) e attenuati con pratiche di diluizione e potentizzazione.

Ecco quali furono i primi ad utilizzare questo metodo:

Costantin Hering: nasce nel 1800 in Sassonia, si laurea in chirurgia a Dresda e diventa poi, a Leipzig, l’assistente del prof. Rabbi, noto chirurgo dell’epoca il quale gli affida il compito di scrivere un libro confutando la validità dell’omeopatia. Per far questo, studia e si documenta molto sulle opere di Hahnemann e ne rimane affascinato, tanto che inizierà ad applicarle sui suoi pazienti. Passerà quindi alla pratica dell’omeopatia e farà svariate ricerche. Durante il suo soggiorno nel Surinam, nel Nord dell’America meridionale, pratica la medicina omeopatica sulla popolazione locale ed emergono le sue prime idee riguardo all’uso dei rimedi preparati partendo da escrezioni e secrezioni patologiche (i nosodi).

Fonderà poi, nel 1848, la prima scuola di omeopatia istituzionalizzata della storia assieme al dott. Williamson.

Ad Hering dobbiamo tantissimi provings (la sperimentazione pura del farmaco omeopatico sull’uomo sano), tra cui quello di Lachesis, Psorinum (preparato dal pus della scabbia), Variolinum, Hydrophobinum, utilizzato sia come ”aequale” (la saliva diluita e dinamizzata del cane rabbioso per curare l’idrofobia), sia come ”simile”.

La visione di Hering è che “ogni malattia conterrebbe nel suo stesso germe il suo rimedio e la sua profilassi, il primo malato servirebbe a curare tutti gli altri e l’epidemia si arresta sul nascere, la peste ed il carbonchio perderebbero terreno“.

Il secondo grande nome di questo elenco è Johan Joseph Wilhelm Lux, tedesco, nato nel 1776. Studia veterinaria a Berlino e poi si laurea in Medicina e filosofia. Dal 1820 studia Hahnemann e applica con successo l’omeopatia in campo veterinario. Quando gli viene richiesto da un allevatore un rimedio efficace contro il cimurro ed il carbonchio, consiglia (non conoscendo altri rimedi utili) la diluizione della goccia del muco nasale di un animale con cimurro per 30 volte e di far assumere questo preparato a tutti gli altri animali. Lo stesso consiglia di fare con una goccia di sangue di animale col carbonchio. Viene così creato il primo ceppo di Anthracinum, e quindi di Malleinum. Una delle sue più note affermazioni è: “tutte le malattie portano nella loro stessa sostanza il mezzo per guarirle“.

Johann Ernst Stapf, il miglior discepolo di Hahnemann, raccoglierà l’eredità di Hering e Lux ed introdurrà, oltre all’utilizzo di ceppi derivati dal contagio, anche ceppi di provenienza del malato stesso, creando i fondamenti per l’isoterapia

Theuillé (medico omeopata di Mosca) guarisce vari casi di appestati nei lebbrosari di Costantinopoli nel 1835, grazie all’utilizzo della trentesima diluizione della sierosità del bubbone della peste.

Swan (medico omeopata di New York) sperimenta Medorrhinum, farà delle pubblicazioni su due casi di tubercolosi guariti con Phtisina, un nosode preparato e sperimentato da Hering e Lux. Viene ricordato anche per la prima patogenesi di Luesinum su cui elaborò varie sperimentazioni nel 1880.

Burnett (medico omeopata di Londra) discepolo di Swan, sperimenterà Bacillinum (la diluizione di sputo tubercolari) con successo, pubblicando la sua esperienza nel trattamento della tubercolosi, documentando 54 casi di tubercolosi guariti con il nosode Bacillinum.

Infine, Padre Denys Collet (medico francese e religioso dell’ordine di San Domenico) laureatosi in medicina a Parigi, applicherà l’isopatia per prevenire un’ epidemia di vaiolo a Flavigny nel 1871. La novità è che utilizza il nosode Vaccinum 4 CH a scopo preventivo, come immunizzazione omeopatica. Da quel momento diventerà sostenitore ed utilizzatore dei nosodi nella sua pratica quotidiana.

Bibliografia

Storia dell’Omeopatia – Benedetta Gobbi Frattini (Il Medico Omeopata – Rivista)

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