Cosa sta succedendo in Omeopatia?

Dott.ssa Speronello M.Rosa

La domanda viene quasi d’obbligo.

Da quando la situazione dell’omeopatia è stata ufficializzata (24 Aprile 2006) si sta assistendo, un po’ alla volta, al tentativo di farla “pian piano” sparire.

Prendo da un articolo di quel periodo:

Decreto Balduzzi, a rischio l’omeopatia in Italia

di Simonetta Bernardini

Alla fine il decreto è arrivato, raggelando l’intero mondo dell’omeopatia in Italia, medici, pazienti, aziende.

Le richieste avanzate dal Ministero della Salute sono economicamente insostenibili e ci si chiede come sia stato possibile un tale abbaglio. In sintesi, le regole applicate sono incompatibili con la tipologia del mercato omeopatico.

La peculiarità del settore, infatti, è la grande ricchezza di medicinali, sia specialità sia unitari (questi ultimi non meno di 3000) dispensati in un’ampia variabilità di diluizioni come è necessario ad una medicina che si caratterizza per una forte individualizzazione della cura.

A tutti questi medicinali, secondo il decreto, si applica la regola del versamento di 1000 euro per sostanza per anno

Non sfugge che, se non si apporteranno le necessarie modifiche, le aziende saranno costrette a dismettere molti medicinali, di fatto si teme la fine di un intero sistema di cura.

Vediamo il commento di Roberta Russo di Vanda Omeopatici: “Il decreto Balduzzi introduce una procedura semplificata di registrazione dei farmaci omeopatici che mette sullo stesso piano omeopatia e allopatia, non ne articola le relative specificità producendo il paradosso per cui le grandi multinazionali del farmaco pagherebbero per il diritto annuale di autorizzazione all’immissione in commercio una cifra irrisoria mentre i piccoli produttori di omeopatia pagherebbero una cifra impossibile. Si potrebbe ipotizzare che il legislatore non conosca molto bene la materia su cui ha legiferato. Tuttavia, considerando la vastità del decreto Balduzzi, possiamo facilmente capire che si tratta di una leggerezza che sicuramente sarà sanata in sede di discussione parlamentare.

Se ciò non avvenisse non si dovrebbe parlare di procedura semplificata per favorire l’omeopatia, ma di omicidio perfetto ai danni di un intero settore.

Quando l’omeopatia era una disciplina per pochi e solo qualche farmacia teneva i prodotti omeopatici, si trovava tutto quello che nel mondo omeopatico può servire dai rimedi molto utilizzati o molto promossi dalle case farmaceutiche vedi Oscillococcinum, ai piccoli rimedi.

Attualmente spesso i farmacisti che non trovano i prodotti chiedono al paziente di farsi prescrivere un sostituto e questa è una risposta o una richiesta che lascia quantomeno stupito chi si occupa di omeopatia.

Infatti, il lavoro più importante dal punto di vista omeopatico è trovare il simile per il quadro che la persona presenta (IL simile, non I simili) questo significa che il rimedio è uno, quindi, come è possibile chiedere un sostituto?

Chiederlo significa non sapere di cosa si stia parlando oppure che non sappiamo cosa stiamo vendendo.

Qualcuno mi ha suggerito malignamente che “Tanto loro pensano sia acqua fresca per cui un rimedio vale l’altro, sempre di acqua si tratta”.

Il lavoro del medico omeopata è quello di fare diagnosi di rimedio, tutto il resto non dovrebbe costituire un problema.

Il lavoro del farmacista dovrebbe essere quello di trovare ciò che viene prescritto e far presente le eventuali difficoltà di reperimento dei rimedi.

Ma, mentre un tempo anche i farmacisti erano degli appassionati della materia e avevano loro per primi preso i contatti con le diverse case farmaceutiche (e si tenevano una scorta dei vari rimedi) ora non hanno magazzino, chiamano i distributori che sono del tutto all’oscuro di cosa stiamo chiedendo e che forse hanno rapporti solo con le case farmaceutiche omeopatiche con maggior scontistica.

Di tutto questo però non si sta preoccupando nessuno.

Quindi siamo Noi che dobbiamo fare la differenza: privilegiare le farmacie che sanno di cosa stiamo parlando, che conoscono l’omeopatia e che cercano di darci una mano.

E, se vogliamo continuare a curarci con l’omeopatia, iniziare ad avere delle scorte di rimedi omeopatici e cercare di prendere contatti con siti esteri affidabili.

Non lasciamo che l’indifferenza spenga questa luce che, dall’inizio dell’Ottocento, sta cercando di risolvere i problemi delle persone.

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