L’etica del vaccino: un tentativo di vederci chiaro

Flavia Del Giudice

Qualche settimana fa mi è capitato di leggere un articolo di Micromega che mi ha molto colpita. Si parla di etica e dovere morale di vaccinarsi, testualmente dice

La relazione tra obblighi morali e obblighi di legge è complicata, ma nel caso dei vaccini, e del vaccino contro il Covid-19 in particolare, ci sono forti ragioni per un obbligo etico di vaccinarsi e per una qualche forma di limitazione legale, almeno per certi gruppi della popolazione, al rifiuto del vaccino. [1]

Le motivazioni sono chiare, e in un certo senso condivisibili. L’educazione civica ci ha insegnato fin da piccoli che l’individuo deve collaborare al fine di un bene comune più grande. Spesso rinunciare a ciò che si vorrebbe o non vorrebbe fare, per contribuire al benessere di tutti, e quindi anche al proprio. In questo senso l’articolo paragona il vaccinarsi al pagare le tasse:

Ognuno di noi ha un dovere di pagare le tasse non tanto perché faccia differenza se una persona in più o in meno le paga (nella quasi totalità dei casi, non fa alcuna differenza), ma perché è giusto che ognuno dia il suo equo contributo al bene pubblico[…] L’equità ha un valore intrinseco […] gli individui sono più inclini a dare il proprio contributo a un bene pubblico se hanno sufficiente rassicurazione che gli altri daranno il loro contributo allo stesso modo (per esempio, molti sono meno inclini a pagare le tasse quando vengono a sapere che altre persone non le pagano). L’intervento dello Stato può fornire questa
rassicurazione nel momento in cui impone penalità per chi omette di contribuire.
[1]

Quindi…

Esiste un dovere individuale di vaccinarsi perché il mio vaccinarmi rappresenta il modo di dare il mio equo contributo. Chi non si vaccina viene meno a un dovere etico di contribuire in modo equo a una responsabilità collettiva e, nella misura in cui gli
altri membri della comunità creano un livello alto di immunità collettiva, viene meno al dovere di
non fare del free-riding. Lo si vede bene in questa situazione di emergenza, dove la vaccinazione di
massa è giustamente presentata come la via d’uscita dalla pandemia, e dove chi rifiuta il vaccino
anti-Covid-19 di fatto non contribuisce all’uscita dalla crisi, ma beneficia del fatto che gli altri si
vaccinano. [1]

Molto vero, non ci si può esentare dalle responsabilità personali, e se il vaccino rappresenta davvero l’unica e sola via d’uscita da questa difficile situazione pandemica, è assolutamente condivisibile pretendere che tutti diano il proprio contributo. In questo caso si legittima anche un intervento statale duro e sanzionatorio affinchè questo obbligo etico diventi un obbligo anche legale.

È vero che non tutti gli obblighi morali si traducono in obblighi legali. Ma quando il bene pubblico
in questione è sufficientemente importante per la comunità chiamata a produrlo o preservarlo , il
costo per l’individuo è sufficientemente basso e proporzionato al bene in questione, e c’è esigenza
che una porzione significativa contribuisca affinché tale bene sia raggiunto, ci sono forti ragioni per
tradurre l’obbligo morale in un obbligo legale. [1]

L’articolo mi spinge ad approfondire l’argomento perchè sento che qualcosa non è stato preso in considerazione: e se il vaccino non fosse la panacea di tutti i mali?

Sul Gazzettino mi imbatto in un articoletto di Luca Ricolfi dal titoletto :” E’ sbagliato pensare che il vaccino risolva tutto” [2]

In particolare dice

Nessuno ha abbastanza dati (e modelli collaudati) per prevedere quale potrà essere l’effetto congiunto delle due forze “cattive” (tanti positivi, più mobilità) e delle due forze “buone” ( vita all’aperto e campagna vaccinale). Il rischio maggiore che vedo […] è che si scambi un’eventuale, non impossibile, riduzione del numero di decessi per un arretramento del virus, senza comprendere che – con il procedere della vaccinazione- il numero di morti sarà sempre meno un buon indicatore della diffusione del contagio. Sarebbe un errore di valutazione grave, perchè ci condurrebbe – ancora una volta- a sottostimare i pericoli che ci attenderanno quest’autunno, quando il rientro a scuola e il ritorno della stagione fredda potrebbero riservarci, ancora una volta, delle brutte sorprese. Che questo rischio di sottovalutazione dei pericoli[…] sia reale e non puramente ipotetico lo suggerisce del resto una costatazione amara: ancora una volta poco o nulla si sta facendo per mettere in sicurezza gli ambienti chiusi (aule scolastiche, universitarie) e semichiusi (trasporti pubblici). E’ probabile che questa distrazione sia dovuta alla credenza che la vaccinazione di massa risolverà tutto. Ma giova ricordare che si tratta, per l’appunto, di una credenza, non di una solida certezza.

Mi rendo conto che l’argomento è vasto e complesso, impossibile capirlo fino in fondo per i ‘non addetti ai lavori’ (e anche loro hanno qualche perplessità) ma trovo che farsi delle domande sia d’uopo, in quanto esseri pensanti.

A questo proposito, trovo un interessante studio, portato avanti da un gruppo di medici e aggiornato a giugno 2020, che si propone di fare una ricerca, dati alla mano, dell’efficacia dei vaccini anti influenzali.

Perchè rifarsi ai vaccini antiinfluenzali in un articolo che si interroga sui vaccini per il Covid? Perchè hanno molto in comune: i virus, sia influenzali che del Covid, hanno la capacità di mutare in varianti (come si vede in questi giorni) e, di conseguenza, entrambe queste forme virali necessitano delle stesse misure di prevenzione: mascherine, lavaggio delle mani, distanziamento e soprattutto buon senso di non andarsene in giro quando si è malati.

Ma torniamo ai vaccini per l’influenza: quanto sono efficaci? Hanno contro indicazioni? Ci sono gruppi di persone per cui hanno più senso che per altri?

Parlando di obbligatorietà vaccinale, lo studio cita la sentenza n. 258/94 (Corte Costituzionale 1994) della Corte Costituzionale , per spiegare che si devono verificare le tre condizioni indicate:

a) “se il trattamento sia diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri

b) se vi sia “la previsione che esso non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per quelle sole conseguenze, che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiano normali di ogni intervento sanitario e, pertanto, tollerabili” (ivi);

c) se nell’ipotesi di danno ulteriore alla salute del soggetto sottoposto al trattamento obbligatorio – ivi compresa la malattia contratta per contagio causato da vaccinazione profilattica – sia prevista comunque la corresponsione di una “equa indennità” in favore del danneggiato (cfr. sentenza 307 cit. e v. legge n. 210/1992). [3]

In seguito passa a studiare le evidenze scientifiche caso per caso (per i dettagli rimandiamo allo studio). Ne riporto alcune parti significative utili alla riflessione:

…anche considerazioni di sicurezza sconsigliano una vaccinazione antinfluenzale di massa, non solo per quanto sarà discusso ai punti 6.,7. e 12., ma anche specifiche rispetto ai rapporti con il SARS-CoV-2. Infatti non si conosce né sul piano teorico, né su quello sperimentale ed epidemiologico l’effetto di questo vaccino (che comunque genera uno stimolo immunitario, anche aspecifico) somministrato a un paziente che sta incubando o svilupperà COVID-19. Si ricorda che casi gravi di COVID-19 sono caratterizzati da una sindrome iperinfiammatoria (ARDS, CID, tempesta citochinica); non si può pertanto escludere che potrebbe produrre un peggioramento nel decorso della COVID-19. Questo dubbio, sollevato a torto o a ragione da molti (si veda l’associazione riscontrata in Spagna, punto 12.) e sottoposto anche all’ISS con uno specifico quesito -dovrebbe trovare risposta in un accurato studio delle cartelle dei casi di morte o COVID-19 grave, ma nel frattempo sarebbe un azzardo ignorare questa possibilità [3]

Lo studio passa in rassegna varie ricerche fatte negli anni su gruppi di persone diversi ( anziani, cardiopatici e non, adulti sani, donne in gravidanza, bambini e personale sanitario) nel tentativo di testare l’efficacia dei vaccini anti influenzali.

I risultati che emergono, sono interessanti. Viene citato uno studio osservazionale sull’antiinfluenzale nei 55-75 enni in Inghilterra e Galles dal 2000 al 2014 dove si nota nei vaccinati una ” costante tendenza al danno, benché non statisticamente significativa” [3].

Lo studio era fatto per valutare l’efficacia della politica vaccinale negli ultra 65enni che fosse almeno pari a quella trovata in quelli precedenti. Emerge però che “su una popolazione di ~13,8 milioni di anziani, tale popolazione registrerebbe ogni anno ~12.500 ricoveri in più e ~1.500 morti in più rispetto alla strategia di non vaccinare. Ciò supera anche l’argomento, spesso invocato a favore della vaccinazione, che “alleggerirebbe il carico assistenziale”. In realtà le migliori prove ad oggi disponibili mostrano che il carico assistenziale nei confronti degli anziani non ne sarebbe affatto ridotto.”[3]

Le evidenze di efficacia, in effetti, si hanno solo per pazienti anziani cardiopatici, per cui nello studio si commenta che

Continuare a rilanciare campagne di vaccinazione antinfluenzale indiscriminata (anziché mirata ai cardiopatici per cui ci sono prove di beneficio), o, peggio, obbligatoria, non ha ad oggi un valido supporto scientifico, e potrebbe nell’insieme fare più danni che benefici” [3]

Si aggiunge anche un altro dato, derivato da un altro studio che indaga il rischio di eccesso di altre malattie virali nei bambini vaccinati contro l’influenza. Nella pubblicazione si dice che

Fino ad eventuali altri RCT di segno diverso che ne ribaltino i risultati, questo RCT mette radicalmente in dubbio l’opportunità dell’antinfluenzale in età pediatrica.I vaccinati con antinfluenzale hanno mostrato meno influenze, e significativamente meno parainfluenze e infezioni da virus respiratorio sinciziale, ma un aumento significativo di infezioni da coronavirus (+36%, anche se non circolava ancora il SARS-CoV-2),da metapneumovirus (+56%) e dall’insieme dei virus non-influenzali (+15%), oltre a un aumento quantitativamente ancor maggiore di malattie respiratorie in cui non si è potuto identificare il patogeno (+59%). L’eccesso netto di patologie respiratorie nei vaccinati è risultato importante. Il fatto che nei vaccinati siano aumentate, tra l’altro, infezioni da coronavirus, dovrebbe indurre alla prudenza. Indagini di associazione mostrano in Spagna una relazione diretta tra vaccinazioni antinfluenzali nei diversi territori e decessi da COVID-19. [3]

Quindi si dibatte “ il rischio della possibilità di veder aumentare in misura più che proporzionale le patologie respiratorie da altri virus, non influenzali con effetto addirittura opposto a quello che si intende raggiungere.[3]

La proposta è quella di avviare degli studi maggiormente appropriati da attuare con ricercatori INDIPENDENTI (si sa che gli studi finanziati dai farmaci possono soffrire di alcuni bias importanti) in strutture sanitarie per anziani e ospedali che valutino l’efficacia della vaccinazione anche per gli operatori sanitari “per quantificare l’entità dell’effetto, e stabilire con cura i benefici ottenuti, i possibili rischi e i costi, in modo da poter decidere conseguenti interventi di sanità pubblica in base a informazioni valide (Donzelli 2017).“[3]

Quali sono le strategie che funzionano?

Nell’attesa dei risultati, lo studio suggerisce di attuare le strategie per cui , ad oggi, c’è evidenza di benefici effettivi. Strategie che…sono un po’ la scoperta dell’acqua calda:

  • lavare le mani spesso, insegnando a chiudere le leve dei rubinetti con l’avambraccio o il taglio della mano e sostituendo i rubinetti a manopola (Donzelli e Giudicatti 2020). In caso di indisponibilità,
  • usare igienizzanti a base alcolica
  • fare uso di mezzi fisici di protezione e del distanziamento fisico,
  • restare a casa quando si è ammalati (per gli operatori) ed evitare l’uso improprio di antipiretici, per infezioni banali, poiché la febbre è un efficace meccanismo di difesa contro i patogeni. Un aumento di temperatura da 37° a 38° C può ridurre la moltiplicazione dei virus di oltre 90%, e per la maggior parte di loro un ulteriore aumento arresta la moltiplicazione. [3]
Sicurezza non vuol dire innocuità

Un ulteriore spunto di riflessione me lo dà il dott. Bellavite nel suo lavoro sulle vaccinazioni in età pediatrica. Mi ha colpito la perifrasi dove si spiega che sicurezza del vaccino non vuol dire innocuità. Il vaccino può essere sicuro perchè, per essere approvato, deve sottostare a controlli sia da parte dell’azienda che lo produce sia da parte dei laboratori di riferimento delle Autorità Regolatorie dei vari paesi europei, ma questo non lo rende scevro da controindicazioni.

I rischi di un vaccino sono legati sia alle sue componenti (adiuvanti del vaccino) sia al rischio di auto -immunità e di iperimmunizzazione (nel testo si legge ” un aspetto particolare riguarda il rischio di iperimmunizzazione che potrebbe correre un individuo già immune se fosse rivaccinato. Infatti reazioni da iperimmunizzazione per ripetizioni “indiscriminate” del vaccino antitetanico sono state documentate anche nella popolazione italiana[…]” per evitarla quindi “si è consigliato di effettuare un test di laboratorio per determinare il titolo anticorpale ed evitare di vaccinare se il titolo è già sufficiente“) [4]

Questo non significa che i vaccini non servano, anzi. Ma dal momento che , come tutti i farmaci, prevedono dei rischi per la salute, c’è la necessità di una certa evidenza di funzionalità. Sempre il dott. Bellavite, in un’intervista rilasciata a dicembre 2020 a proposito della grande aspettativa sui vaccini Covid-19, dice:

Non c’è dubbio che la somministrazione alla popolazione di un nuovo vaccino sarà un vero e proprio esperimento (precisamente saremmo nella fase 4 della sperimentazione).
Voglio essere chiaro: non c’è niente di male nel fare un esperimento sulla popolazione! La medicina è anche una scienza sperimentale ed è sempre avanzata mediante le sperimentazioni, con solo tre vincoli: che siano tecnicamente ben fatte, che siano aperte ad accogliere risultati negativi e che siano etiche.

La eticità, che dovrebbe essere certificata da un comitato indipendente, ha come PRIMO presupposto che la partecipazione sia volontaria. Anche per questo, la vaccinazione anticovid deve essere fatta solo ed esclusivamente a volontari e non deve essere introdotta alcuna forma di forzatura o penalizzazione per chi non intendesse partecipare all’esperimento.
Aggiungo che la proposta di vaccinazione deve essere corretta, nel senso di non far credere a chi intende vaccinarsi che il beneficio sia sicuro. Solo dopo la fase IV si potrà dire, con una certa probabilità, QUANTO sia sicuro. [5]

Ci chiediamo, a questo punto, tornando all’articolo di Micro mega da cui siamo partiti: si può veramente parlare di etica di vaccino? Si può veramente accettare un’ obbligatorietà (anche indotta con i “passaporti vaccinali”) per qualcosa che è ancora in fase di sperimentazione? E, infine, perchè, oltre alla campagna vaccinale non si è pensato a promuovere in parallelo anche una campagna di prevenzione?

Nei tempi del lockdown totale si è visto quanto l’abbassamento dell’inquinamento abbia giovato all’ambiente e all’uomo (anche, per esempio, nella minor incidenza di allergie).

E’ risaputo che alimentazione e attività fisica giocano ruoli molto importanti nel rafforzamento di quel sistema, estremamente funzionale, che è il nostro sistema immunitario.

Perchè l’idea che si fa passare in ogni dove è quella di esseri umani inermi contro la brutalità della natura? La cui unica speranza di salvezza è l’aiuto della medicina, della sperimentazione genetica?

Perchè gli individui vengono trattati come bambini disobbedienti da instradare col panico e la punizione a fare la cosa giusta? O con la carota del “passaporto vaccinale”?

Perchè non c’è una presa di coscienza che l’essere umano è parte esso stesso della natura e come tale ha dei mezzi che può utilizzare per proteggersi? Sarebbe utile conoscerli ed imparare ad usarli forse…

Tante domande, nessuna risposta univoca.

L’intento era quello di dare spunti per riflettere…ognuno poi troverà la strada migliore per sè.

Bibliografia

[1] Vaccinarsi contro il Covid-19: doveri morali, responsabilità collettiva e intervento dello Stato – Micromega

[2] E’ sbagliato pensare che il vaccino risolva tutto – Luca Ricolfi – Il Gazzettino, mercoledì 5 maggio 2021, pag 1 -pag23

[3] Vaccinazione antinfluenzale: che cosa dicono le prove scientifiche Vaccinare in modo indiscriminato anziani, gravide,
bambini e sanitari può risultare più dannoso che utile?

Alberto Donzelli, Daniele Agostini, Paolo Bellavite, Adriano Cattaneo, Piergiorgio Duca, Eugenio Serravalle

[4] Vaccini Sì, obblighi no : le vaccinazioni pediatriche tra evidenze scientifiche e diritti previsti nella Costituzione Italiana –

Paolo Bellavite, Edizioni Libreria Cortina Verona, Gennaio 2018

[5] Vaccinazione anticovid: “Sarà un vero e proprio esperimento”

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