Dieta frustrante contando le calorie? Ecco cosa non funziona…

Una dieta frustrante che non funziona come dovrebbe nonostante ci si attenga alle linee guida? Contare ad hoc i quantitativi di calorie da assumere giornalmente con l’unico risultato di portare l’individuo dentro un vortice di frustrazione, senso di colpa e convincimento di essere incapaci di dimagrire?

Quanti lo hanno provato? E la causa dove sta?

Ce lo spiega bene Peter Wilson in un suo articolo pubblicato su The Economist che parla dell‘imbroglio delle calorie!

“Come misura scientifica non sono in discussione, ma pensare che basti controllare le calorie per avere una dieta sana è una pericolosa illusione”

e ancora

” Calcolare le calorie ha distrutto la nostra capacità di mangiare la quantità giusta di cibo e ha limitato le nostre scelte”

Ma quando le calorie hanno assunto un ruolo così importante?

Bisogna partire dalla fine del XVI secolo al medico italiano Santorio Sanctorius, che per primo ebbe l’idea di associare il cibo al peso corporeo.  Poi nell’Ottocento fu la volta di Wilbur Atwater che, a seconda di quanta energia producesse un alimento bruciato in un calorimetro, attribuiva ai vari alimenti un certo numero di calorie (ovvero di energia che questi possedevano e potevano farci assumere). Il problema sta che le calorie per lui erano tutte uguali, a prescindere dall’origine e dalla composizione dell’alimento: calorie degli spinaci uguali alle calorie di un formaggio o di una bistecca.

E da lì si è passati ad affermare che per poter perdere peso bastasse semplicemente diminuire l’importo di calorie ingurgitate. Ma chiaramente, come sostiene Wilson, questa è un’idea obsoleta  perché il corpo umano funziona in modo decisamente diverso rispetto ad un calorimetro.

Quali variabili considerare?

E’ necessario considerare moltissime altre variabili rispetto al conteggio di calorie: la differenza di metabolismo, di patrimonio genetico, di corredo di batteri e lunghezza dell’intestino, che può variare da individuo ad individuo di decine di cm, e quindi la diversità di ogni individuo di assimilare la stessa quantità di calorie.

Senza contare poi quanto influiscano i metodi di cottura e di conservazione dei cibi!

Insomma, è tutto molto più complicato di un semplice ‘calcolo calorico’

Perchè usiamo ancora questo metodo?

Wilson si interroga sul

“Ma se esistono tante prove che il conteggio delle calorie nella migliore delle ipotesi è impreciso e nella peggiore contribuisce all’aumento dell’obesità perchè continuiamo ad usarlo?”

Risposta? La sua semplicità d’utilizzo.

“I funzionari dell’OMS riconoscono i problemi del sistema, ma sostengono che è talmente radicato nei comportamenti dei consumatori, nelle politiche pubbliche e negli standard industriali che sarebbe troppo costoso e sconvolgente fare grandi cambiamenti”

Cosa è meglio fare quindi?

Il suggerimento finale è quanto di più semplice vi possa essere: ascoltare se stessi, il proprio corpo e la propria sensazione di fame. E provvedere a nutrirsi non sulla base delle calorie, ma mangiando di tutto con una dieta variata composta da alimenti sani e soprattutto poco lavorati!

E poi chiaramente mantenere una vita attiva, con dello sport, concedendosi qualche ‘eccesso’ saltuario senza doversi poi sentire in colpa.

Per l’articolo su The Economist clicca qui

Per un estratto su il fatto alimentare clicca qui

 

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